Naturalmente il percorso può differire notevolmente a seconda del bisogno specifico del paziente, ma in generale possiamo dire che la psicoterapia si struttura di più fasi.
Presa in carico. In genere è sufficiente un incontro in cui il paziente e psicoterapeuta si conoscono e il paziente espone la propria problematica.
Questa è una fase molto importante perché da un lato il paziente si fa un’idea del professionista, ovvero quale impatto emotivo ne ricava, se si sente accolto, accettato, ha una prima percezione della preparazione e professionalità. In buona sostanza capisce se la persona faccia per lui e se desidera o meno andare avanti con la terapia. Dall’altra parte lo psicoterapeuta, a sua volta, ha un impatto personale con il paziente, inizia a comprendere la problematica e a farsi un’idea delle molte componenti che sono fondamentali in una psicoterapia; in che modo sarà possibile costruire una buona alleanza con il paziente, quale tipo di collaborazione può costruire con il paziente, che tipo di supporto è in grado di dare. È importante valutare se la problematica sia trattabile in studio o se richieda un setting più strutturato (ad esempio, spesso i disturbi alimentari richiedono anche strutture mediche), oppure se sia opportuno relazionarsi anche con altre professionalità, ad esempio di uno psichiatra o di un nutrizionista. Inoltre talvolta il paziente si avvale già di queste figure, in questo caso potrebbe essere opportuno, con il permesso del paziente, stabilire un contatto.
Di solito alla fine del primo incontro si danno anche le informazioni pratiche e organizzative.
Il rapporto continua con l’assessment (valutazione). Ovvero alcuni incontri conoscitivi in cui il paziente approfondisce le proprie tematiche, lo psicoterapeuta deve richiedere informazioni, eventualmente somministrare test, osservare il paziente fino a che riuscirà a farsi un’idea piuttosto precisa della situazione del paziente, la sua storia di vita, la problematica che lo porta in terapia, le vulnerabilità e le risorse di cui dispone. La somma di tutte queste informazioni costituisce la formulazione del caso. Contemporaneamente si stabiliranno gli obiettivi terapeutici da perseguire.
In questa fase inizia a strutturarsi anche la relazione terapeutica che dipenderà da moltissime, talvolta quasi impercettibili, variabili, e che costituirà una preziosa fonte di informazione e uno dei più importanti mezzi curativi al tempo stesso.
Successivamente si inizia il trattamento vero e proprio. A seconda della problematica, si seguiranno diversi protocolli in modo tale da perseguire gli obiettivi terapeutici. Si insegneranno metodi di analisi (ad esempio l’ABC), si useranno strategie e tecniche (ad esempio, la ristrutturazione cognitiva, l’esposizione immaginativa e in vivo, il training assertività, alcune tecniche di rilassamento). Il paziente potrà portare tutte le proprie difficoltà o i propri dubbi e il terapeuta effettuerà valutazioni continue dei progressi e di eventuali rallentamenti.
Pian piano il paziente comprenderà l’origine delle sue problematiche, avrà un atteggiamento più consapevole e imparerà ad accettare ciò che non può modificare e a concentrarsi su quello che è modificabile. Riacquisterà la capacità di darsi una direzione e saprà individuare i propri bisogni e a rispondervi, avrà imparato ad usare in modo flessibile e generalizzato gli strumenti a sua disposizione. Quando il paziente sentirà ridotto il grado di sofferenza e avrà ritrovato un suo equilibrio, la terapia si avvierà al proprio termine.
L’ultima fase sarà quella del riepilogo dei progressi fatti, delle tecniche imparate e dei risultati raggiunti. In questa fase sarà molto importante lavorare sulla prevenzione e gestione di eventuali ricadute. In particolare ci si concentrerà sui nuovi obiettivi che il paziente dovrà conseguire, in modo autonomo, per il resto della sua vita.
Buonasera Dott.sa Laura, ho letto con interesse questo articolo. In questi particolari tempi di covid, come si puo’ affrontare una seduta di psicoterapia?
Salve, in questo periodo è comunque possibile svolgere la psicoterapia. Si possono fare gli incontri via internet, con i vari sistemi che abbiamo oggi a disposizione. Le persone sono ormai abituate ad usare questo come mezzo di comunicazione, e, in attesa che si possa tornare di persona, è un ottimo sostituto. E’ ovvio che non posso essere usate tutte le tecniche della psicoterapia (EMDR, tecniche che prevedono esercizi di corpo e spazio), ma su un normale colloquio psicoterapeutico, che rappresenta la massima parte della terapia, il canale telematico non ha un impatto eccesivo, mi sento quindi di tranquillizzare i miei pazienti in questo senso.